Avevo salito il Pilier Cordier per la prima volta circa 12 anni fa, all’età di 19 anni. Ricordo bene quel periodo, quelle salite… era l’ultimo anno di Liceo e mi preparavo alla Maturità scalando pareti di granito e di calcare, pensando solo al mio unico obbiettivo futuro: diventare Guida Alpina. Avevo solo un vago ricordo dell’itinerario, solo la memoria fotografica di pochi tratti. Ripercorrendo la salita, a ogni tiro si sono riaccesi dei flash: la linea di salita, i tiri, i passaggi, ma sopratutto le sensazioni. In particolare sulla fessura ad arco che porta al diedro mediano, si è ripresentata la stessa “fatica e paura” a posizionare quel frendino a metà tiro, in equilibrio sui piedi, immedesimandomi in quel giorno di 12 anni fa. Sono davvero strani gli scherzi che la mente può giocarci… (e mentre stai scalando, non è per nulla divertente .
Ad ogni modo, passati gli anni e aumentata l’esperienza, l’impegno della via sono restati (l’incoscenza della gioventù!!!). L’itinerario è logico, i tiri in gran parte molto belli, poi, trattandosi di una parete di alta montagna e di un itinerario classico, ha qualche piccolo tratto discontinuo. Merita davvero percorrere questo sperone nella sua totalità, le lunghezze finali sono entusiasmanti, perfette. Consiglierei solo di non affrontare quest’itinerario leggendo le relazioni in commercio, ma con un buon 6b… altrimenti si rischia di prendersi qualche brutto spavento.