L’Innominata – Monte Bianco

28 Luglio 2013

Con un po’ di ritardo arriva anche questo report…

In questo luglio 2013 sembra concentrarsi tutto il bel tempo che non ha fatto quest’inverno e primavera, e questo non può che far correre la fantasia con l’imbarazzo della scelta sulle salite da fare. I sogni nel cassetto non mancano, l’allenamento a questo punto neppure. Da una settimana prevista instabile si rivelano 5 giorni di bel tempo, ottimi per fare belle salite ma non abbastanza per mettere a segno uno dei nostri progetti “segreti” Così dopo lo sperone della Brenva, con Max decidiamo ripartire subito per l’Innominata che dovrebbe portarci via solo un giorno e mezzo. Optiamo per la tattica del dormire al Monzino e farla in giornata. Il ghiacciaio per salire all’Eccles sappiamo che è buono e tracciato… non dovremmo avere problemi nè perdere tempo. Solo lo scarso rigelo notturno ci rallenta. Passiamo vicino al bivacco proprio quando 3 tedeschi mettono fuori il naso, anche loro diretti all’Innominata.

Insieme a Max e me ci sono anche Pierre Schmidt e Benois un suo cliente che erano già con noi allo sperone pochi giorni prima. La compagnia promette bene. Passati i bivacchi Eccles è ancora notte. Breve pausa al col Eccles e si riparte sul filo di cresta. I tiri più difficili della salita son proprio all’inizio. Ma sono brevi e progrediamo velocemente. Dopo il tiro chiave comincia ad albeggiare. Tutti i pilastri del Brouillard s’incendiano di rosso e così fa la parte alta della nostra via. Bisogna essere veloci per arrivare presto al canale e traversarlo prima che comincino le scariche di sassi. La via è in condizioni perfette e le tracce agevolano molto la progressione. L’itinerario è comunque molto evidente. In cima alla rampa ci fermiamo finalmente per mangiare e ammirare il panorma. Max è talmente comodo e tranquillo che gli sembra di esser seduto sul balcone di casa (vedi foto gallery). Siamo quasi fuori dallo sperone… ci separano circa 250 metri di pendii. Ahimè arrivati sulla cresta del Brouillard comincio a risentire le sensazioni provate in uscita dallo Sperone della Brenva: forti dolori allo stomaco e diaframma, conseguente nausea e difficoltà a parlare. Tutto d’un tratto mi sembra che siano i miei ultimi attimi di vita, sono piegato in due dal dolore, parlo senza far uscire suoni dalla boccca, ho nausea ma non riesco a vomitare… Allo sperone, tre giorni prima, mi è capitata la stessa cosa in forma più lieve, ma ero a 100 m in piano dall’uscita della via e mi sono poi trascinato a valle. Ora sono a 2 ore dalla cima del Monte Bianco su una cresta affilata… proprio non ci voleva. Pierre e Benois vogliono chiamare l’elicottero. Io rifiuto, voglio che Max si possa godere la cima e terminare la salita che fino a lì è stata perfetta! La progressione è per me un’agonia, non mi sono mai sentito così prima: non sono stanco, non ho il fiatone, non ho mal di testa ma sono dolorante e non riesco neanche a parlare! Pazzesco. A ogni modo riesco a rimanere lucido e dopo 10 ore dalla partenza dal Monzino arriviamo in cima. Non c’è una nuvola in cielo. È fantastico. Ora però dopo essermi trascinato fino a lì, non ce la faccio davvero più e mi lascio convincere a chiamare l’elicottero. Max si diverte come un bambino… io un po’ meno, e nel giro di poco siamo di nuovo a valle. Mi verrà poi diagnosticata una gastrite ulcerosa dovuta agli antinfiammatori presi per lungo tempo a causa della caviglia rotta.

L’importante è che sia andato tutto bene. È stato bello condividere la salita con Pierre e Benois che avrebbe dovuto partire dopo lo sperone e che come nei film drammatici, si è ritrovato davanti al treno in corsa senza avere il coraggio di salirci… ed è cosi rimasto per scalare con noi l’Innominata.

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Innominata

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