Grandes Jorasses – via Cassin
E’ difficile descrivere l’emozione di tornare su questa parete e su questa via con un cliente. Ho incentrato tutta la mia attività di Guida Alpina sulla formazione per raggiungere grandi obbiettivi, sull’accompagnamento sulle grandi pareti d’estate come d’inverno, su itinerari più o meno conosciuti. Ho incentrato anche tutta la mia attività amatoriale sulla passione per le grandi vie alpinistiche. E spesso ho visto quasi infrangersi questi sogni, tutto ciò che avevo costruito e che mi dava gioia per via di infortuni che mi hanno segnato nel tempo, per via di problemi di salute più gravi, per via dell’usura del mio fisico che tutto ciò ha comportato.
Sono quindi estremamente grato, a 42 anni (di cui 26 passati a fare alpinismo) e dato il mio trascorso, di poter essere ancora in grado di fare ciò che più amo… accompagnare i miei compagni d’avventura su questi itinerari pazzeschi, talvolta scoprirli insieme, essere parte fondamentale del raggiungimento di un sogno, del contribuire attivamente a raggiungerlo, e del condividerlo.
E’ quindi estremamente emozionante ripensare a questa salita, compiuta con Andrea pochi giorni fa, sulla parete N delle Grandes Jorasses.
Per me è la quarta volta su questa parete, e con Andrea è già la seconda. Ma la Walker è la Walker, sarà il mito che c’è dietro, sarà la bellezza e la maestosità della via, sarà la sua storia… ma rimane la via che su questa parete mi ha toccato di più.
Ci sono dei tiri che anche dopo averli percorsi (o a maggior ragione dopo averli percorsi…) ti sembra impossibile che li abbiano saliti negli anni ’30. 5c/6a obbligatorio nel ’38 con gli scarponi ai piedi… allucinante! Cassin & C. hanno puntato alla linea più elegante e alla roccia più bella! Prima di loro vi furono circa 40 tentativi sulla parete. Loro arrivarono alla base con una cartolina in mano e in 3 soli giorni disegnarono un capolavoro! Pazzesco! La parete è immensa, raramente riesci a vedere 200m più su di dove stai scalando, è difficile pensare al seguito, a dove poter passare dopo, in apertura.
La roccia sulla parte centrale della via (tra il diedro Allain e 200 m oltre la Torre Grigia) è eccellente. La prima e l’ultima parte sono quelle dove ahimé il ghiaccio ha lasciato spazio ai detriti e quindi richiede più attenzione, anche per le eventuali scariche di sassi.
I camini rossi sono tignosi ma con qualche piccola variante si riesce a scalare su roccia decente. Il difficile è trovare il diedro Allain di notte, ma anche qui, con una piccola variante forse più solida e sicura, si possono avere dei migliori punti di riferimento. La grossa differenza su questa via la fa il dover scalare con uno zaino pesante su difficoltà sostenute… decisamente un altro sport.
Noi siamo partiti in giornata con il primo trenino e abbiamo attaccato. Un “piccolo” imprevisto col fornello ci ha impedito di fare acqua alla base della parete e quindi siamo rimasti senza per la prima metà della via, e abbiamo bivaccato al primo bivacco Cassin, sotto alla Torre Grigia. Abbiamo quindi scalato il diedro di 75 m in pieno Sole, una vera goduria! Il giorno successivo, per fortuna rimaneva un mezzo metro quadro di neve al secondo bivacco Cassin, che ci ha permesso di reidratarci un pò.Anche perché il caldo era decisamente presente.
La discesa si è svolta nel migliori dei modi, ma sapevo che era buona perché la settimana prima avevo effettuato la traversata Rochefot-Jorasses e quindi l’avevo percorsa di recente.
Ilaria è ormai diventata la nostra taxista di fiducia, e viene a raccattarci ogni volta con pazienza ovunque scendiamo! Una giga pizza tutti insieme per terminare in bellezza la serata e non ci resta che affidarci ai bellissimi ricordi dei momenti passati in parete.
Piccola nota di merito per Andrea che erano “solo” due anni che non scalava e non faceva alpinismo, e come sempre ha dimostrato di avere una marcia in più fisicamente! Grazie per questa ennesima super avventura insieme!!!!