72 anni dopo la sua prima salita, Max Lucco e io ci troviamo a ripetere la via Cassin allo sperone Walker, sulla parete nord delle Grandes Jorasses.
In realtà i nostri progetti erano tutt’altri. Io non sapevo se sarei riuscito a liberarmi ed era dall’inverno che parlavamo di grandes courses. Poi, visto il caldo, ci viene l’idea di andare a scalare su roccia e ripetere la via Cassin al Pizzo Badile. Max è un grande appassionato di vie storiche, di Cassin in particolare, ed ha sempre seguito il filone della passione per la storia e l’estetica per salire le montagne. Sarebbe stata la nostra prima salita insieme, ma lo conoscevo di fama per aver ripetuto in velocità molte classiche su roccia con un mio illustre collega, sapevo che potevo fidarmi.
La sera prima ci sentiamo per gli ultimi preparativi e, viste le congiunture astrali positive, mi è venuta la “folle” idea di proporgli un’altra via Cassin, un pochino più lunga, sempre a Nord ma che prende anche lei il Sole d’estate: quella sulle Grandes Jorasses. Max non aspettava altro, non credeva alle sue orecchie! Per lui come per me era un sogno che coltivavamo da tempo. Allora, via si parte per Chamonix!!! Francia e Svizzera non sono poi così lontane 🙂
La meteo era perfetta, le condizioni altrettanto, abbiamo passato il pomeriggio a scrutare la parete e a seguire una cordata che andava a bivaccare alla base del diedro di 30 m. La sera eravamo un pò agitati, ma neanche tanto, tutte le condizioni perché il sogno si avverasse erano lì e non poteva che andare per il meglio.
Molte cordate sulla via, non riusciamo ad essere i primissimi ad attaccare ma ci districhiamo bene sulle sezioni iniziali. Cerco di stare al passo con una cordata di saette canadesi sorpassando chiunque… ma sono troppo veloci, loro scalano in alternato (o di conserva!!!) e perdendoli di vista un attimo, sbaglio l’ingresso al diedro di 75m. Cavolo, mi tocca disarrampicare sul difficile, pazienza. Ritrovata la retta via ripartiamo al trotto insieme a dei francesi, simpatici, che ci hanno raggiunto. La parete comincia ad andare al Sole: è pazzesco come tutto lo sperone sia illuminato da mattino a sera esposto a NE e a NW, tant’è che metto la giacca solo nei pressi della vetta per via dell’aria. La via è bellissima, logica, abbastanza solida, impegnativa, io ho avuto la fortuna di salirla con le scarpette d’arrampicata. Ancora oggi ho la pelle d’oca a pensare a Cassin negli anni 30 a salire su di lì in apertura con gli scarponi in cuoio. Che fenomeno. Vide una cartolina che rappresentava la parete e decise di aprirvi una via sopra! L’arrivo in vetta a metà pomeriggio è stato davvero emozionante. Luci, colori, il panorama, e… la nostra prima volta in vetta alle Jorasses, quella non si scorda mai! Decidiamo di bivaccare in discesa per via del caldo torrido che rendeva la progressione pericolosa. Il mattino seguente, alle prime luci ci incamminiamo verso valle, forse non avendo ancora realizzato a pieno dov’eravamo. Grazie Max per questa bella avventura. La prima di una lunghissima serie di sogni realizzati insieme.