Salita oggi 26 giugno la cresta Kuffner al Mont Maudit con Andrea Racchelli. Condizioni generali ottime. Ancora neve inconsistente sui versanti ovest e nord: quindi nel tratto tra la spalla e la cima, e sulla discesa. Partiti dal rifugio Torino e salito il canale di accesso di destra (variante per chi non bivacca alla Fourche). Al momento la terminale passa bene tutto a destra.
Un breve aneddoto…
DA QUI COMINCIO’ LA MIA STORIA COL MONTE BIANCO…
Più ripercorro le salite della mia giovinezza e più penso che all’epoca una vena di follia nella mia testa doveva essere presente. Ho salito la cresta Kuffner per la prima volta quando avevo 17 anni. Fu’ la mia prima salita nel massiccio del Monte Bianco e forse la mia seconda salita in alta montagna. Ero con due amici e uno sconosciuto. Salimmo al rifugio Torino con obbiettivi vari possibili, ma lui, lo sconosciuto, voleva salire la Kuffner. I due amici ripiegarono forse per un malore, forse per divergenze di obbiettivi, ora non ricordo. Quello che ricordo è la mia determinazione, quella mi è ben chiara e posso sentirla ancora oggi. Mi ricordo che mi si presentò l’occasione di fare una grande salita nel gruppo del Bianco, e dal basso della mia esperienza pressoché nulla, quell’occasione volevo farla mia, e mettermi alla prova. Così fù e tutto andò per il meglio.
Da quel giorno tutto cominciò: la mia voglia di scoprire ogni angolo del massiccio, di ripercorrere il cammino dei grandi alpinisti che avevano scritto la storia del luogo, di confrontarmi con quell’ambiente ostile e selvaggio che allo stesso tempo mi si mostrava amico.
All’epoca avevo appena cominciato a capire che le montagne potevano essere scalate e stavo “crescendo” in una scuola di alpinismo del CAI di Torino. Sentivo parlare di questo massiccio montuoso dagli istruttori, ascoltavo con curiosità, arrivavo a casa da scuola e invece di aprire il libro di matematica o storia dell’arte aprivo la Guida dei Monti d’Italia “Monte Bianco volume 1”. Già all’epoca ero molto ambizioso, all’età di 16 anni ho deciso che nella vita volevo fare la Guida Alpina, quindi a 17 volevo salire qualsiasi cosa che si differenziasse da un piano orizzontale ( figuriamoci se mi si proponeva la Kuffner?!?!) Poi, ascoltando i racconti dei veterani come Ugo Manera, facevo castelli per aria e mi immaginavo appeso in parete intento a salire robe impossibili. Oggi ripercorro quello stesso itinerario da professionista, e ogni volta mi fa rivivere ciò che è stato: le emozioni di quell’occasione improvvisa, la mia prima sveglia alle 2:00 in partenza per una salita alpinistica, l’avvicinamento su ghiacciaio sotto le stelle, l’alba più bella del mondo, la sensazione dell’essere in sintonia con ciò che mi circonda, lo scoprirmi a mio agio tra cornici, dirupi e monoliti rocciosi. Tutto questo lo rivivo oggi ogni volta che parto per un’avventura in montagna con gli amici, coi clienti, con me stesso. Tutto questo fa si che ritornare anche mille volte nello stesso luogo, sullo stesso ghiacciaio, sia sempre un’esperienza speciale.