Erano due settimane ormai che con Gian ci messaggiavamo a ogni aggiornamento meteo (3 volte al giorno!), per cogliere l’attimo giusto e portare a casa questo sogno tenuto per anni nel cassetto dei desideri da entrambi! Ma le temperature calde e le ultime nevicate continuavano a giocare continuamente a nostro sfavore e la cosa stava diventando davvero frustrante!
Mark Twight scrisse: « Although conditions improved drastically from when the first ascent was made, they were not good enough to tempt anyone into the last four pitches, which are the most dangerous ones on this climb, so despite numerous claimed “ascents” they all traverse off after the 10th pitch. ». Beyond good and Evil è una via mitica, “la Goulotte” con la G maiuscola dove si racchiudono tutti gli aspetti dell’alpinismo tecnico e dove a ogni metro devono essere messe in gioco le esperienze acquisite negli anni. Non era nei nostri piani né nei nostri pensieri traversare sulla Rebuffat-Terray all’undicesimo tiro, una via così geniale non può essere percorsa a metà, tanto più che i tiri più impegnativi sono proprio tra gli ultimi.
Tentai questa salita più volte nel 2002. L’ultima volta che si era formata in condizioni ottimali, alla fine del sesto tiro, portato a termine il diedro caratteristico, fui costretto a scendere a causa dei soci, diventando matto e sapendo che condizioni cosi buone accadevano solo una volta ogni 10 anni, forse! Col senno di poi, e meno male, mi sto accorgendo sempre di più che quando si è giovani spesso si è “fuori di biocca” e troppo sprezzanti del pericolo in virtù della tecnica o dell’allenamento fisico.
E così, onestamente, sono contento di aver aspettato 10 anni per portare a termine questa salita e poterla condividere con un caro amico come Gian, che se l’è giocata a tiri alterni dando il meglio di sé, tenendo conto che era anche la prima di stagione! Diciamo che andare in giro con Gian è spesso frustrante: quando andammo alla Nord dell’Eiger il suo allenamento estivo consisteva in 4/5 uscite a Montestrutto in falesia e questa volta, per mantenere alto il grado tecnico, ha fatto 1000 km in bici e zero arrampicata! Fà o non fà un po’ incazzare?!?
Decidiamo, con poca convinzione, di partire venerdì; bivacchiamo all’aperto perché le temperature si mantengono alte! Ci siamo portati dietro materiale per aprire una via sul Capitan: qualcosa dovevamo fare e qualche alternativa in mente ce l’avevamo! Poi, sull’imbrunire, verso le 19:30 vediamo luci di frontali che rientrano dai Pelerins e quando ci dicono che scendevano tutti da Beyond è bastato guardarsi negli occhi che abbiamo rifatto subito gli zaini! Chiediamo informazioni dettagliate e capiamo che nessuno è andato in cima ma tutti avevano traversato sulla Rebuffat Terray! Un po’ ci scoraggiava il fatto che nessuno si fosse fidato a tentare i tiri finali originali di Beyond; d’altra parte, la voglia di fare questa salita è troppa e decidiamo di partire. Vada come vada, al peggio scendiamo! Partiamo presto, alle 5 e 30 attacchiamo, per avere più tempo e lavorarci i tiri alti che sapevamo essere il crux della via e totalmente da pulire. La prima parte, fino alla giunzione, era in condizioni perfette, tant’è che alle 10 siamo al decimo tiro. Da qui tutto da scoprire, mentre le temperature cominciavano a salire rendendo la neve inconsistente! L’undicesimo tiro è un diedro caratteristico aperto a libro di 25 metri circa con un po’ di neve spruzzata sulla faccia sinistra. Come sono arrivato in vista del tiro mi sono magicamente figurato la linea di salita migliore partendo appena a sinistra in un diedro parallelo per poi saltare dentro quello principale laddove avrei trovato neve più consistente. Mai verticale ma sempre sostenuto e delicato su 2/3 centimetri di neve più o meno inconsistente per i primi 10 metri. Con un po’ di astuzia ci si protegge e poi ci si ribalta a destra nel diedrone. Ancora qualche metro e il primo tiro crux è andato! La cosa pazzesca che rende difficile la salita in questo tratto è che tutto è bianco ovunque, tutto ricoperto da uno strato di neve che però non si sa mai se è sottile, spesso, consistente o inconsistente… un grande labirinto bianco, dove astuzia, calma ed esperienza devono farla da padroni se no si salta giù! Il dodicesimo tiro si sposta ancora a destra, non tanto ripido ma con un sacco di neve molle e un paio di passi tipo: “ok, carico il piede, chiudo gli occhi e spero che tenga”. Le soste sono tutte da costruire nella parte alta e questo ci piace molto e ci fa sentire davvero in montagna! Il 13 tiro è l’ultimo tiro chiave: un diedro a 80 gradi con roccia rotta nella fessura di fondo e placca liscia a destra chiaramente ricoperta di neve incognita. Quando il Gian mi raggiunge in sosta alla base del tiro, lo guardo e gli dico un po’ sconfortato: « Gian, fa davvero caldo e la neve non tiene più, se vuoi provo a fare qualche passo ma la vedo improbabile da salire. ». Poi metro dopo metro mi caccio in un posto dove chiaramente sarebbe stato un problema scendere, o meglio, avrei dovuto abbandonare materiale costoso; ma il desiderio di ingaggiarmi ancora un po’ e mettermi alla prova, non essendoci grossi pericoli oggettivi se non quello di saltar di sotto era troppo forte. Un po’ di dry, 2 passi di artif e un po’ di trattenuto respiro… arrivo fuori dalle difficoltà e costruisco una sosta a 6 punti per esser sicuro che il cinghiale dietro di me non ci porti tutti a valle . Alla fine lui la fa facile e in poco tempo arriva in sosta. Prende il comando e nuotando non poco nella neve molle, raggiunge il colle. Dopo aver spostato 3 metri cubi di neve fa sosta e mi recupera… SIAMO IN CIMA!!! Non ci possiamo credere, davvero un sogno realizzato! Ci godiamo il Sole, mangiamo e con tanta calma scendiamo a valle godendoci ogni minuto di questa bellissima giornata!
P.S. Daremo il soprannome alla nostra salita chiamandola “Beyond with the Donkey” creato per l’occasione dalla chicca del week end: Gian, con una spilletta del “Donkey Sanctuary” (il Santuario degli Asinelli) sul gilet (vedi foto) regalatagli da sua figlia, viene scambiato per Guida Alpina e gli viene fatto lo sconto al momento di pagare gli acquisti al Quechua shop. Poi, nell’ultima doppia, sfila le corde e le lascia risalire 5 metri rendendole irraggiungibili. Da qui il nuovo nome!!!
Grande Gian, grazie per questa magnifica salita!!!
Si ringraziano come sempre gli sponsor Scarpa, Patagonia, Black Diamond e Baroli Sport per il materiale fornito.
Chi fosse interessato ad essere accompagnato su quest’itinerario, può contattarmi via mail: enrico.mountainguide@gmail.com