Direi che il titolo è appropriato alla situazione attuale, talmente surreale che parlare di passato sarebbe illogico, dato che cosa ci aspetta a breve termine sarà qualcosa di diverso. Ma possiamo cogliere l’occasione perché questa diversità non sia necessariamente meno bella, e provare a trasformarla, nel nostro piccolo, in qualcosa di nuovo e stimolante.
Con Domenico cogliamo subito la palla al balzo per andare ad esplorare una zona a lui sconosciuta, ma anche uno dei posti a cui sono più affezionato: il rifugio Monzino. Al momento non è gestito (…e quanto ci è mancata la carbonara di Maurino!!!) ma son stati gentili a lasciarci il calcetto nel locale invernale. Alla fine è stato un vero scambio professionale: io gli insegnavo le manovre di corda e lui mi stracciava al calcio balilla e a Genepy 🙂
Passato indenni il primo giorno, è arrivato il secondo, dove si fa sul serio. Come sempre la meteo è cambiata 10 volte in 24h e la notte è stata parzialmente nuvolosa. Quindi la neve la mattina era solo parzialmente rigelata lasciandomi qualche dubbio sulla fattibilità della salita. Decido di partire per la nostra meta con l’idea di valutare ad ogni step le condizioni di sicurezza e decidere in corso d’opera se proseguire o ritirarci. Domenico è d’accordo con me sull’approccio da seguire, quindi si va. Qualche nuvola in più del previsto protegge i pendii dal Sole diretto, e con qualche variante sul tema raggiungiamo la vetta al momento giusto: le nuvole lasciano il posto ad un cielo blu da urlo, e le condizioni semi invernali fanno da ciliegina sulla torta. La vetta dell’Aiguille Croux è uno dei posti più panoramici del massiccio del Monte Bianco, non si può che rimanere a bocca aperta. Giusto il tempo di due foto e ci tocca scendere, abbiamo una tempistica di sicurezza da rispettare. Un paio di chiodi e qualche cordone ci aiutano per la discesa; quando affronti un terreno in condizioni “fuori dagli schemi” è meglio avere qualche gadget in più nello zaino. In breve scendiamo fino allo spartiacque con il ghiacciaio del Brouillard, dove avevamo lasciato il materiale da bivacco, e ci godiamo lo spettacolo della natura. E’ solo un arrivederci, questo magico panorama ha stimolato nuovi obbiettivi per entrambi. La prossima volta, magari, con la super accoglienza di Mauro in rifugio.
Non è certo mia intenzione sminuire la situazione o il lavoro altrui, anzi, ho grande rispetto per le problematiche attuali, le vivo purtroppo in prima persona. Ma questa mancanza di mezzi e strutture ricettive possono darci la possibilità di riscoprire un alpinismo selvaggio e di ricerca al quale ci siamo un pò disabituati, andando sempre a colpo sicuro e con tutte le agevolazioni del caso. Chi quest’anno avrà voglia di condividere con me la montagna si prepari alla vera avventura, lontano dai sentieri più battuti e dalle vie più percorse. Non è poi detto che oltre all’imbrago non ci serva anche un sacco a pelo… a buon intenditor 🙂