Cari amici, è la terza volta che scrivo il posto e sto maledetto computer me lo cancella…comincio a perdere l’ispirazione!!!
Nel 1996 Steve Haston, uno dei precursori e maestri del drytooling, saliva la lungimirante linea di Gelati: una colata che scende fino ad appendersi alla volta di una grotta senza mai arrivare a toccare terra. O meglio… probabilmente dopo la prima salita non si è mai più formata neanche così, tant’è che negli anni, Giancarlo Bazzocchi e Viviana Savin hanno attrezzato una linea moderna a spit a sinistra della grotta (ice no thanks) per poter accedere alla parte alta della colata che invece è spesso presente.
La linea è potenzialmente bellissima, peccato per la roccia raccapricciante nella prima parte che consente una protezione alquanto sommaria. Chiodi di via ce ne sono rimasti pochi, più uno spit piantato a mano, all’inizio del traverso. Quando Haston ha proseguito deve aver pensato che non ne valeva la fatica di piantare degli spit, tanto sarebbero venuti via i blocchi insieme ad essi. L’ultimo suo gesto disperato” per uscire dal primo strapiombo è stato un chiodo di metallo tenero piantato nella terra!!!!!! Quando gian mi raggiunge in sosta alla fine del traverso lo guardo e gli dico certo che Hasto era un bel fulminato per aprire una via su di qua. Gian ricambia lo sguardo e mi fa non so se era più fulminato lui a salirla o noi a ripeterla!!!. Il ragionamento non fa una piega! Per capire dove proseguire abbiamo solo una vecchia foto che è difficile da decifrare. Forse all’epoca la candela veniva piu giù, o forse Haston si è sparato un runout dalla sosta fino alla candela là sopra… vai a sapere, chiodi non ce ne sono più! Decido di salire e traversare. Davvero delicato dovendo anche piantare le lamette. Ancora un passo in strapiombo tra roccia e ghiaccio e tiro un sospiro di sollievo. Strano detto da uno appeso ad un pullman rovesciato!!! Proseguiamo fino in cima alla colata, che quest’anno è in condizioni strepitose. Evvaiiiii! Anche questa è andata.
In realtà la salita a questa linea era nell’aria già dall’anno scorso quando con Nick e Gian facemmo la prima ripetizione di Ice no thanks e un tal Pinco, in un commento su Up-climbing, aveva denigrato l’accurato lavoro di Gian e Vivi come sfregio ad una linea storica, per altro dandoci dei cagasotto capaci di scalare solo col trapano in mano. Caro Pinco direi che hai trovato quelli sbagliati da punzecchiare… e visto che non hai avuto neanche le palle per firmarti… quest’anno non hai neanche la scusa per non cimentarti su questa via storica sfregiata da due dilettanti!
Adesso che l’abbiamo ripetuta, posso confermare il mio pensiero, e cioè che personalmente sono per il rinnovamento in chiave moderna di alcuni itinerari storici abbandonati per ovvi motivi di sicurezza e logica, pietre miliari dell’alpinismo che andrebbero altrimenti dimenticati dalle future generazioni. Ma ognuno è libero di interpretare la storia ed il proprio cammino alpinistico.
Buona salita a tutti.
Si ringraziano come sempre gli sponsors Scarpa, Patagonia e Baroli Sport.