TRIANGOLO DEL MONTE EMILIUS
Quando nel maggio 2019 con Jon ci accordammo per una bella avventura le possibilità erano due : aprire una via nuova sulle Jorasses, oppure tentare di ripetere Bocconi Amari al triangolo del Monte Emilius. All’epoca decidemmo per la prima opzione, questa volta abbiamo dato sfogo alla seconda 🙂
Jon non credo abbia bisogno di presentazioni, è un alpinista fortissimo conosciuto ovunque per il suo talento, le sue imprese e… per il suo inarrivabile buon umore! Può essere seduto sul divano, appeso ad una stalattite o in mezzo alla bufera ed è sempre di buon umore! Il socio perfetto direi!!!
Non è passato inverno o primavera da che la via è stata aperta (ottobre 2006 – Ezio Marlier e Rossano Libera) che io non abbia girato il naso all’insù ogni volta che ho percorso l’autostrada, la statale, che ho passeggiato in centro ad aosta o che son sceso dalla Valpelline. Il triangolo nero del Monte Emilius e questa fantomatica via mi hanno sempre attratto come una calamita : d’altronde chi mi conosce sa bene che non sono per nulla ambizioso ne curioso 🙂 … più le pareti e le vie sono misteriose e poco frequentate e più mi attirano.
Bocconi amari è stata per lungo tempo un mistero per tutti, nessuna relazione, nessuna informazione, pochissime foto e apritori fortissimi ma controversi. L’unica ripetizione fu quella di Robert Jasper e Roger Schäli poche settimane dopo l’apertura, due fuoriclasse che ne confermarono le difficoltà e l’ingaggio dichiarati dagli apritori. Ma anche loro non divulgarono alcuna informazione precisa e in seguito, solo un buco nero di 18 anni!
Il 29-30 novembre 2024 gli astri si allineano e decido di chiamare l’amico Jon Bracey per tentarne la salita. Sarebbe solo la seconda ripetizione dopo l’apertura, ma le incognite sono infinite : chi decide di avvicinarsi a questo itinerario lo fa per forza con lo stesso spirito degli apritori… le uniche info presenti sono che i primi salitori si sono calati in doppia lungo la via di salita, e che Jasper e Schäli sono usciti in vetta all’Emilius per la cresta dei Tre Curati dicendo : col cazzo che ci caliamo sulle soste lasciate da Ezio e Rossano… con un non so ché di terrore tra le righe!
BOCCONI AMARI 400 m, M7, AI6, R, X
Cosa aspettarsi da questa via. Boh… si narra di difficoltà tecniche elevate, lunghi runout sprotetti, calate terrificanti. Le poche foto non dicono molto, ma le parole dei ripetitori e degli apritori sono molto chiare!
Jon ed io siamo entrambi piuttosto esperti e scafati… mettiamo insieme un cospicuo rack di materiale secondo le sensazioni personali e decidiamo di tentare : quando finiscono i ‘pannoloni’ alla peggio ci caliamo!
Partiamo da Pila a piedi, gli impianti di risalita sono ancora chiusi. Lo zaino è gigante, le ciaspole – aggeggi infernali – si riveleranno utilissime. Erano almeno 15 anni che non passavo il col Fenêtre, avevo dei vaghi ricordi della salita alla Becca di Nona con gli sci, ma la bellezza della comba in veste invernale (dove risiede il rifugio Arbolle) è davvero incantevole.
Faticosamente battiamo traccia in 40-60 cm di zucchero facendo un pò di metti e togli con le ciaspole a seconda del terreno, e in poco meno di 4 h arriviamo al bivacco Federigo alle ultime luci del giorno.
Il colle Carrel è meraviglioso, la valle centrale si tinge di rosso all’imbrunire. Dal lato opposto l’ambiente è decisamente più tetro e incute timore. La “nostra” parete dal colle non si vede, non c’è possibilità di studiarla da vicino prima della salita.
Passiamo la serata a ridere e scherzare come vecchi amici quando in realtà è solo la seconda volta che ci leghiamo insieme, ma la sintonia è grande! Ci incrociamo spesso per lavoro tra la valle di Cogne, Chamonix, Helbronner, e Jon è sempre molto amichevole.
Zaino pronto, tutti a nanna! La sveglia senza stress è puntata per le 5:00 e la partenza prevista per le 6:00, in modo da arrivare alla base con le prime luci del giorno.
Sinceramente sono un pò preoccupato, i numerosi problemi fisici che mi attanagliano ormai da anni mi tengono sempre sul filo del rasoio, e durante l’avvicinamento sentivo già un forte dolore ai polsi per aver spinto sui bastoncini… NO GOOD! 🙁
Dopo una cospicua colazione ci avviamo verso l’ignoto e in circa un’ora siamo all’attacco. Bim bum bam chi parte? E’ la montagna di casa tua, mi dice Jon, a te l’onore.
Dopo un facile tiro di neve e brevi risalti rocciosi si fa subito sul serio. I tiri si susseguono difficili e aleatori, la via ci da il buongiorno. Seguendo l’istinto e la vaga traccia disegnata sulla foto si Ezio l’itinerario si trova abbastanza facilmente. D’altronde la parete è una lavagna compatta, non c’è molta scelta su che direzione prendere. O forse si?! Mi spiego meglio : la parete è compatta ed omogenea, si, ma ricoperta di placcaggi di neve più o meno sottile, più o meno consistente, più o meno incollata, che ti lascia più o meno intendere che direzione prendere… a grandi linee… ma non sai mai SE potrai proteggerti, SE potrai fare sosta, SE la struttura tiene, SE tieni tu e SE in caso di caduta del primo di cordata la sosta alla quale il tuo socio è appeso… tiene. Insomma non sai mai nulla! Certo alcuni tiri sono anche molto difficili e la partenza dalla sosta solitamente è un runout immediato, ma anche quelli meno difficili possono essere da cardiopalmo! Consolante! Ci sono delle volte dove tenti di andare da una parte e poi non passi, allora devi disarrampicare magari 5-10 m e poi tentare altrove.
Lentamente ma non troppo guadagniamo metri preziosi e arriviamo al secondo crux della via, nei pressi del grande tetto.
Il percorso è ingegnoso e lo aggira inaspettatamente, ma poi c’è la sorpresina… il tetto lo devi traversare luuuungamente sul filo, e se alla fine del traverso non trovi il placcaggio per uscirne – come direbbe una ragazza che conosco – : sei fottuto!
Fortuna che c’era, il tiro è toccato a me ahahaha!
Passa in testa Jon, il terreno è un pochino più abbattuto e più nevoso, e lui se la sbriga rapidamente. Io arrivo in sosta che faccio fatica a tenere le piccozze in mano, i polsi sono terribilmente doloranti nonostante antinfiammatori ecc… Guardo l’ora, faccio due calcoli e capisco che ce la potremmo fare a salire e scendere la via con la luce, e questo sarebbe davvero importante (dobbiamo anche attrezzare tutte le calate, materiale in posto non ne abbiamo praticamente trovato). Io ormai sono lentissimo a scavare nella neve per cercare protezioni o creare le soste : “Jon, qui il terreno è più facile, possiamo farcela in tempo, gli ultimi tiri falli tu che hai tutti gli arti funzionanti, io ti corro dietro da secondo senza farmi condizionare dal male”. E così è stato! Il gioco di squadra ha funzionato e alle 15 eravamo in cima. Pochi convenevoli per risparmiare tempo e via verso valle ad attrezzare tutte le soste di calata. Alle 18, con le ultimissime luci eravamo di ritorno al bivacco, e allora si che ci siamo rilassati un attimo a mangiare, bere e a realizzare cosa avevamo fatto!
Ci ho messo un pò prima di scrivere questi pensieri perché la salita ha suscitato in me molte emozioni diverse. Non c’era in gioco solo la salita in sé con le normali paure ed insicurezze, ma anche quello che stanno comportando tutti gli infortuni degli ultimi anni, l’usura di quasi 30 anni di alpinismo ad alto livello, spedizioni e spiccozzate che mi stanno vincolando sempre di più e logorando quotidianamente con dolori spesso insopportabili. Quindi prima di scrivere e dare opinioni volevo riflettere su tutto quello che ha influito sul giudizio, per essere obbiettivo.
La via è davvero molto bella. E’ una via audace, sia nel 2006 quando è stata aperta, sia oggi nel 2024. Bravi davvero gli apritori!
Le difficoltà sono oggettivamente alte ma non eccessive, quello che fa la grande differenza sono l’aleatorietà delle protezioni e sopratutto di certe soste : in molti casi, se salta giù uno… saltano giù tutti! e questo supera il limite di presa di rischio per me accettabile. L’altra nota che caratterizza questa salita è la totale assenza di informazioni. Oggi siamo abituati che tra relazioni e siti internet sappiamo anche quale friend serve e su quale tiro… E questa incognita fa parte della difficoltà e dello charme di Bocconi Amari… quindi non sarò io ad aggiungere informazioni più precise. Non sono più rimaste molte vie dove vivere una grande avventura qui nelle Alpi, questa è una di quelle.
L’unica cosa che posso aggiungere è che, avendola osservata per molto tempo ed avendola percorsa, credo sia più sovente in condizioni di quello che si pensa.
Al di là di Bocconi Amari questo versante del Monte Emilius è davvero affascinante. Vi sono numerose altre goulottes sulla parete Nord che meritano di essere riscoperte. Certo l’avvicinamento è un pò démodé… ma l’avventura è assicurata!
Grazie Jon, sei un compagno di cordata formidabile da un punto di vista tecnico e umano!