Eh sì… altro giorno altro regalo. Quest’inverno non smette di stupirci (nel bene e nel male ovviamente) e con oggi si conclude questa parentesi di gran freddo che nelle ultime settimane ci ha dato delle belle soddisfazioni.
Questa mattina è toccato alla cascata di Bard: quante volte percorro la statale o l’autostrada scrutando il flusso d’acqua che cade inesorabile, ma che non si vuole fermare… ogni volta, che sia estate o inverno, la mia fantasia produce disegni di ghiaccio immaginari nella speranza che un giorno, uno dei tanti disegni prenda forma, anche solo per poche ore, giusto il tempo di poterla salire.
Ebbene finalmente quel giorno è arrivato, anche se è stato davvero un Carpe Diem. Non abbiamo approfittato dei giorni più freddi perché impegnati altrove, ma la speranza è sempre l’ultima a morire. Dovevamo essere in quattro… poi tre… poi il caso ha voluto che fossimo solo io e Gian a ritrovarci al parcheggio, poco lontano dalla colata. Il termometro segna appena sotto lo zero, la cascata prende il Sole a partire dalle 11, cosa fare? Breve corsa alla base per vedere da vicino le candelette ghiacciate, un breve sguardo tra me e Gian e sappiamo già che non sarà l’ultima volta che andiamo alla base per oggi.
Torniamo a prendere gli zaini e dopo pochi minuti siamo di nuovo lì, ma con le “armi” in mano (…e ai piedi ovviamente pronti ad attaccare e cogliere l’attimo. Il primo tiro, salito sulla destra si rivela subito fisico e tecnico e ci dà subito la sveglia delle 8:00. Il secondo, affrontato da Gian con grande “testa”, è una candela bella grossa formata da “acqua verticale” dove le sue fantastiche viti da 13 gli evitano di faticare troppo ad avvitarle! Giusto per evitare di silurarmi con il ghiaccio fragile, Gian fa sosta appena sopra la candela e io proseguo per l’ultimo facile scivolo fino in cima. Certo è, che scendere su abalakov dalla cascata di Bard è un vero lusso! La prima sarà così, le altre su spit singoli sul lato sinistro.
La cascata di Bard si forma rarissimamente ed è stato davvero bello poterne approfittare con l’altro “psicopatico del ghiaccio”. Chissà quando l’acqua deciderà nuovamente di fermarsi e concedersi alle voglie degli ice climbers!