Ancora una bella soddisfazione lavorativa arriva con Andrea, con il quale ci siamo diretti in zona Monzino senza precisa meta. Una salita possibile era quella alla Bonatti al Pilastro Rosso del Brouillard. Poi raccolte un pò di info sull’affollamento dei bivacchi Eccles, sulle scarse condizioni del Pilone, e le altre 2 cordate in partenza dal rifugio dirette proprio alla Bonatti, decidiamo di tentare la Ovest della Noire per la via Ratti Vitali. Scelta azzeccata anche per le temperature elevate, abbiamo decisamente gradito l’ombra durante la salita. Altre due cordate si dirigevano verso lo stesso itineratio, “un’affollamento mai visto sulla Ratti”, ma con le altre cordate ci siamo subito intesi bene con reciproco rispetto e collaborazione.
L’avvicinamento è lungo e complesso così come l’itinerario. Brevi tratti d’arrampicata, doppie, traversate e labirinto di crepacci da risolvere lungo il bacino basso del Freney… tutto ciò dovremo ancora affrontarlo in senso opposto dopo aver salito e sceso la via. Ci ritroviamo per primi all’attacco dell’itinerario e concateniamo tiro dopo tiro. Andrea è davvero un fenomeno, mette le scarpette una volta o due all’anno, non scala mai in falesia e mi segue come se fosse un arrampicatore sfegatato ed assiduo. Tanta sana invidia per la sua naturale prestanza fisica e mentale. Solo il tiro di artificiale lo prova un pochettino, ma imparando a fare artif sulla Ratti Vitali, direi che è normale dato quanto strapiomba il tiro. Le tre cordate si ricompattano, Andrea smonta un blocco di roccia da 50×50 che per fortuna non colpisce nessuno. Proseguiamo senza fretta ma con determinazione verso l’alto, ci siamo quasi. L’ultimo muro si presenta come una gigantesca placca solcata de diversi diedri a sinistra, e scaglie rotte a destra. Quando salii questa via la prima volta, sbagliai diedro e mi ritrovai su terreno molto difficile. Questa volta lo azzecco e poco dopo ci catapultiamo in vetta. La vista è spettacolare, la soddisfazione grandissima. Uno sguardo verso il basso, lato val Veny, e siamo contenti di riscendere in doppia lungo la via evitando la decrepita via normale.
La giornata è ancora lunga: ci aspettano 22 doppie, l’attraversamento del Freney e la risalita al colle dell’Innominata. Dopodiché un pò di disarrampicata, e il nevaio che riconduce alle morene dietro al rifugio. Super Mauro (il gestore) ci attende con lasagne al forno, zuppa d’orzo, salciccia con patate al forno e… mannaggia il dolce non ci sta più nella panza!!! Forse l’unica volta in vita mia che ho rifiutato un dolce
Bellissima giornata condivisa con un super Andrea in gran forma, e tanta gente modesta oltre che brava: essendo ormai un’eccezione meglio darne merito. Un saluto a Pietro, Alice, Pete e al socio di cui non ricordo il nome, e un ringraziamento per il bello spirito collaborativo e di entusiasmo mostrato
La via non è certo il fiore all’occhiello del granito solido del Monte Bianco, ma è un grande itinerario alpinistico di valore storico meritevole di ripetizione, dove gli spit alle soste non tolgono alcun ingaggio alla via: la rendono solo meno pericolosa.
Buone salite!!!