Dopo aver saltato la spedizione del 2011 al Monte Logan, a causa dell’infortunio alla caviglia, quest’anno non potevo perdermi l’Alaska e la salita al Mount McKinley.
L’Alaska è uno di quei posti mitici che hanno insita nel nome l’avventura. Terra sconfinata e poco abitata, è l’apoteosi della natura e della fauna che si mostrano col loro aspetto più selvaggio: ghiacciai, foreste, laghi, fiordi, fiumi, orsi, balene, orche, sono solo una piccola parte di ciò che questa terra ha da offrire al turista.
Quest’anno il gruppo è composto da 8 persone ed è davvero superlativo per simpatia e preparazione fisica (mi consola visto che uno degli ultimi clienti che ho portato in spedizione ha cercato di accoltellarmi a 5000 m!). La varia provenienza dei componenti sembra quasi una barzelletta: c’era una volta un italiano, un francese e un inglese che… ma è proprio la diversa cultura a far da ciliegina sulla torta per una spedizione piacevole e all’insegna del divertimento.
Partiamo a fine aprile con destinazione Anchorage. Subito i primi intoppi: alla dogana ci requisiscono tutto il buon cibo europeo che avevamo portato appresso per deliziare il palato durante la permanenza in quota; ma non solo, anche parte dei liofilizzati ci vengono requisiti. Si preannuncia già una bella giornata di shopping in città per fare rifornimento. Quindici giorni di autonomia totale per 8 persone: mi toccherà fare una cordata di carrelli!
Sbrigate le ultime faccende organizzative ci trasferiamo a Talkeetna, piccolo paesino a nord di Anchorage degno di Jhon Wayne e Tex Willer: la sola differenza è che il Ranger va in giro in bicicletta e non a cavallo. Il Roadhouse hotel, dove alloggiamo, è davvero caloroso e famigliare e ci permette di godere degli ultimi confort prima della vita montanara isolati dal resto del mondo. Nel pomeriggio andiamo al meeting con i Rangers che ci fanno terrorismo psicologico riguardo ai congelamenti e alla quota: a quanto pare la media delle amputazioni da congelamento è abbastanza elevata e, spesso, anche per strada, i locali sono molto interessati a contare il numero delle dita dei “climbers” scesi dal McKinley. Cosa più divertente, usciamo dal gabbiotto dei Rangers con 4 secchi di plastica con tappo a vite e sacchetti biodegradabili per conservare i nostri “bisogni” durante il viaggio. Assolutamente vietato sporcare: riempire il sacchetto, chiudere con cura e gettare in crepacci ben segnalati di profondità non inferiore ai 10 m.
Si parte: prima un tentativo di volo fallito il 30 aprile sera, poi il mattino seguente, atterriamo sul Kahiltna Glacier dove ci attende Lisa, la responsabile del campo base. Scarichiamo i bagagli e li disponiamo al meglio sulle slitte. Giusto il tempo di capire come legarsi con 8 persone con slitta al seguito e si parte per campo 1. Non ci rendiamo ancora bene conto di dove siamo, gli spazi sono infiniti, una quantità di montagne inimmaginabile ci circonda, e tra queste il McKinley, il Mount Foraker e il Mount Hunter: picchi mitici dell’alpinismo moderno e non.
La salita al Denali (o McKinley) per il West Buttress:
La salita al Mount McKinley per il West Buttress è obbiettivamente poco più difficile tecnicamente che la risalita della famosa Vallée Blanche per poi proseguire in cima al Mont Blanc du Tacul. Solo 200 m di corde fisse su di un pendio ghiacciato e una facile cresta di misto classico “intralciano” il cammino; per il resto è una salita facile in gran parte salibile con sci o racchette da neve.
Cosa rende quindi cosi nefasta la reputazione di questa montagna? Il meteo insieme alla quota. Il massiccio del Denali è tormentato da una meteo estremamente variabile che può passare dal Sole caldo a 4200 m a tempeste con venti ben al di sopra dei 100 km/h e forti nevicate anche sotto i 3000 m di quota. Le temperature sono altrettanto variabili sia per bel tempo che per brutto tempo. Noi abbiamo toccato i -27 gradi C in tenda la notte, ma di giorno con il Sole si stava bene con un pile leggero in assenza di vento. La grossa incognita sono le previsioni meteo quasi inesistenti e poco affidabili. Non si può davvero spingere il limite… se no si paga dazio!
Purtroppo, dopo diversi giorni di bel tempo, arrivati a circa un’ora da C5 (l’ultimo) la tempesta è arrivata. Dopo tre giorni passati in tenda (e vi assicuro che ho avuto davvero paura che il vento ce la portasse via con noi dentro!!!) e pochi giorni di scarto, abbiamo deciso di scendere a valle per non perdere l’aereo di rientro. Abbiamo dovuto ri-tracciare tutta la discesa tra i crepacci “formato famiglia” in 50 cm di neve fresca, ma anche questo ha reso l’avvetura ancora più bella.
Il gruppo era davvero divertente e unito. Chiaramente un po’ di delusione è stata inevitabile, ma fortunatamente il buonsenso ha avuto la meglio sulla voglia di vetta!
Spero di tornare presto nel massiccio del Denali, magari questa volta per allontanarmi un po’ dalla folla alla ricerca di qualche parete o sperone incontaminato.
A breve le foto della spedizione!!!