Sono particolarmente affezionato a questa parete, forse perché su questa, anni or sono, ho salito il mio primo “vione”, la Ginat. Ma da allora sono passati molti anni e molte salite, alcune di queste, ancora una volta su questa splendida parete e per itinerari diversi.
Oggi, alla mia quinta visita sul versante Nord delle Droites, la salita prende un significato nuovo perché per la prima volta vi accompagno un cliente, il mitico Max Lucco, e con lui salgo anche la variante Jackson alla Ginat.
Le condizioni della parete sono ottime, molto strano per questo periodo dell’anno.
Però, dato lo scarso innevamento superare la crepaccia terminale è tutt’altro che semplice, anzi direi laborioso. Si salgono torri di neve, si scende nel buco, si risale e si attraversa un ponte aereo, poi finalmente si raggiunge l’altro lato del crepaccio… insomma, sembra di essere sulle montagne russe.
La variante Jackson è una vera chicca che andava per forza colta al volo, siccome si forma raramente.
Alla fine del pendio mediano della parete Nord attaccare l’evidente goulotte-diedro a destra della Ginat. Questa variante è lunga 3 tiri, di cui il primo e il terzo decisamente effimeri e difficili da proteggere. Pertanto richiedono dimestichezza nel grado e buon autocontrollo dei nervi per procedere su ghiaccio fine lontano dalle protezioni.
L1: 60 m, 80/85 gradi, molto sottile nel diedro della seconda metà del tiro, sosta in corrispondenza di un terrazzo e di un chiodo da roccia sulla destra.
L2: 35 m, passi a 85, buone protezioni su roccia, sosta a chiodi su un terrazzo a destra.
L3: 58 m, 80/90 gradi, sostenuto e sottile. A metà del tiro c’è un chiodo da roccia sulla destra, utili viti corte, non vi è la sosta, da fare su ghiaccio e friend piccolo all’uscita dal difficile.
Da qui si prosegue per la via (evidente) Ginat fino alla breche.
Il materiale necessario per la variante Jackson è uguale a quello per la Ginat (vedi scheda).
Discesa: dopo le doppie sul versnte Sud che cominciano alla breche e finiscono alla terminale, è difficile consigliare se portare sci, racchette o tanta pazienza… noi abbiamo optato per l’ultima delle tre in quanto nella prima parte dopo la terminale le racchette non sono utilizzabili perché troppo ripido e sul piano che porta a Montenvers ci sono le tracce degli sci che portano abbastanza bene; gli sci pesano molto durante la salita e con la neve pesante e crostosa che spesso caratterizza il versante Talefre, sono inutilizzabili con gli scarponi da montagna. Sono utili solo dall’inizio del pianoro fino al treno (condizioni attuali), perciò al momento il gioco non vale la candela. Meglio scalare leggeri e veloci e fermarsi a dormire al Couvercle o armarsi di tanta pazienza e scendere a valle a piedi.