…che forse erano 12!
In effetti ho perso il conto di quante volte ho percorso questa magnifica cresta. Il primo tentativo fu appena 20enne con un amico che lungo il canale non si sentì bene e fummo costretti a tornare indietro. Ma questa non conta 🙂 La prima vera vetta percorrendo tutte le torri la raggiunsi qualche anno dopo con il corso aspiranti guide, e segnò l’inizio di una lunga serie. Pensavo fossero 10, ogni volta che le conto mi ricordo di un nuovo episodio…sarà l’età!
La traversata delle Diables è una salita lunga, tecnica e complessa. E’ caratterizzata da un lungo canale di neve e misto che porta in cresta a quasi quota 4000. Un susseguirsi di 4 pilastri di granito ripidi e atletici (Corne, Chaubert, Mediane, Carmen) conduce alla famigerata Isolée: la più slanciata e difficile delle 5, l’unica pochi metri fuori dal filo di cresta, posizione che la rende “non obbligatoria” da salire per raggiungere la vetta, ma nulla toglie al suo aspetto. Oltre questo pilastro rossastro il percorso torna nuovamente “classico” tra roccette e neve fino in vetta al Mont Blanc du Tacul a 4248m.
Ogni volta torno su quest’itinerario con grande entusiasmo; ogni volta mi piace vedere lo sguardo sorpreso ed esterrefatto delle persone che accompagno quando dal canale sbuchiamo in cresta baciati dal primo Sole, e si apre improvvisamente il panorama sul Dente del Gigante, sulla Verte, les Droites, I Drus, ecc… E’ bello vedere le persone stupirsi per la bellezza della montagna, degli scorci, dell’esposizione che ad ogni punta cambia di prospettiva ma rimane impressionante. Quando guardi la cresta delle Diables da sotto non “dice” nulla di che, quando ci sali sopra acquista un’ampiezza e una severità diversa, una vera grande course.
Ho dei ricordi bellissimi di queste 12 ascensioni, condivise quasi tutte con persone con cui oltre ad un rapporto di lavoro si era instaurato un rapporto di amicizia o viceversa. Ognuno di loro mi ha lasciato dei bei momenti impressi nella memoria e delle belle immagini.
Alla fine “le salite senza le persone” hanno poco sapore, sono come amputate di una parte fondamentale senza la quale il mio sarebbe un lavoro come un altro. Per fortuna sul mio cammino ho quasi sempre incontrato tante belle persone che hanno resto speciale queste 12 volte sulle Diables. Grazie Roby, Stefano, Fausto, Olly, Max, Jostain, Marco, Paolo, Andrea, Rodolfo, Anne, Marc, i ragazzi del corso e certamente qualcun altro che ho dimenticato!